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Dominio di Facebook, presto potrebbe finire

Cresce il movimento degli scontenti del potere di Zuckerberg

1 Ottobre 2018 di Aldo Nicotra Lascia un commento

Negli Stati Uniti il dominio di Facebook, simbolo del potere americano nel mondo, per molti inizia essere un problema. Si fa avanti una idea che non è nuova, anzi è un’idea antica.

La prima volta che negli Stati Uniti d’America fu emesso un provvedimento Antitrust era il 1980 quando, con lo Sherman Act, si mise un argine allo strapotere alla crescente concentrazione delle imprese ferroviarie.

Anche grandi aziende dei settori dei tabacchi e dei petroli hanno poi dovuto fare i conti con provvedimenti a difesa del libero mercato. Nel 1911 il magnate del petrolio John Davison Rockefeller fu costretto dall’antitrust a suddividere il colosso Standard Oil Company, in 34 diverse società. Insomma negli Stati Uniti la disciplina in difesa della libera concorrenza è una cosa seria.

Una cosa seria tra le cui maglie però finora non è rimasto impigliato il gruppo Facebook. Diverse personalità del modo politico a stelle e strisce lamentano il fatto che la attuale legge antitrust è troppo permissiva con le aziende di internet.

Il dominio di Facebook è incontrastato

È sotto gli occhi di tutti che il colosso di Menlo Park abbia nelle sua mani una concentrazione di potere enorme.

Facebook e Instagram hanno un bacino di utenza sconfinato: tre miliardi e mezzo di utenti. A questi bisogna aggiungere gli utilizzatori di WhatsApp: circa un miliardo e mezzo di persone.

Certo, spesso gli utilizzatori sono gli stessi ma questo non diminuisce la portata del problema. Anzi, proprio il fatto che siano gli stessi, ha permesso l’incrocio dei dati degli utenti, uno dei comportamenti giudicati poco leciti.

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Già di per sé questi numeri farebbero drizzare le antenne a qualsiasi autorità antitrust.

Dominio di Facebook , whatsapp, instagram

C’è da aggiungere il fatto che ci sono stati recenti, importanti cambiamenti.

Hanno lasciato i loro posti nei rispettivi management quelli che sembravano potessero fare da argine morale alle politiche espansionistiche di Mark Zuckerberg. Il co-fondatore di WhatsApp, Brian Acton, ha abbandonato la sua creatura dicendosi pentito di aver venduto la privacy di milioni di utenti a Facebook.

Anche i fondatori di Instagram hanno lasciato i loro posti nell’azienda capitanata da Zuckerberg. Kevin Systrom e Mike Krieger hanno annunciato l’intenzione di dedicarsi ad altri progetti.

Sullo sfondo ci sono contrasti insanabili con il fondatore di Facebook. Contrasti relativi alla sua politica di scambio di informazioni tra le piattaforme e sul tentativo di utilizzare la molto amata Instagram per risollevare le sorti di FB.

Oppositori sul piede di guerra

In America comincia a serpeggiare un sentimento ostile al dominio di Facebook e a questa enorme concentrazione di potere. D’altronde Facebook non ha mai fatto niente per rendere meno aggressivi i comportamenti delle sue aziende accusate di abuso di posizione dominante.

Il colosso di Menlo Park ha acquistato a suon di miliardi di dollari le app (WhatsApp e Instagram) quando queste erano funzionali alla sua volontà di dominare il mercato della pubblicità su internet.

Quando non ha potuto acquistare ha fatto di peggio. Grazie al suo strapotere Instagram ha bloccato sul nascere l’ascesa del possibile concorrente Snapchat, copiandone idee e funzioni.

Cresce il movimento degli oppositori di Zuckerberg e delle sue politiche e già si parla di possibili soluzioni. In tema di concentrazioni di potere la soluzione utilizzata in passato potrebbe essere rispolverata per l’occasione.

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I più estremisti auspicano una spacchettamento del colosso Facebook, che oltre a WhatsApp e Instagram ha anche altre aziende nel settore della tecnologia come Oculus, Surreal Vision, Pebbles.

Spezzatino di Facebook?

La soluzione dello spezzatino sicuramente sarebbe ben vista dai sostenitori della necessità di mettere un freno al dominio di Facebook, ma come la prenderebbero Zuckerberg e i suoi?

Dallo scambio di informazioni tra le diverse piattaforme il colosso dei social ha tirato fuori una vera fortuna, sia in termini di crescita aziendale, sia in termini di soldi in cassa.

È ovvio che da quelle parti la cosa sarebbe vista come un’ingerenza indebita, come un’aggressione alla libertà di internet. Se battaglia sarà, probabilmente saremo tutti coinvolti in prima persona.

Facile immaginare che Zuckerberg userà tutto il suo potere mediatico per far pressione sull’opinione pubblica in difesa di una libertà di internet che però sembra già morta e sepolta.

Un articolo di Aldo Nicotra pubblicato il 1 Ottobre 2018 e modificato l'ultima volta il 1 Dicembre 2020

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