Una sondaggio fatto dalla International Federation of the Phonographic Industry, ha rilevato che il 38% delle persone che si dilettano a scaricare canzoni, lo fa utilizzando vie “non ufficiali”. Attenzione questo non vuol dire che stiano commettendo un reato. In Italia la situazione è controversa.
La Polizia di Stato, attraverso un post sulla pagina Facebook Commissariato di PS Online ha pubblicato le sanzioni cui si va incontro (da 103€ a 1032€), mettendo in guardia dallo scaricare canzoni online.
Su questo tema si è espressa anche la Corte di Cassazione che, con la sentenza 149/2007, ha sancito che non si commette un reato scaricando musica da internet, se tale attività non è fatta per scopo di lucro.
Questa attività resta sicuramente rischiosa ma le statistiche dicono che molti non se ne preoccupano.
I metodi per scaricare canzoni
La via ufficiale più utilizzata è quella di scaricare canzoni attraverso i servizi come quelli di Spotify o di YouTube Music. L’acquisto di file mp3 dalle piattaforme come iTunes o Amazon, invece, riscuote sempre meno successo. Molto in voga continuano ad esserlo i metodi non ufficiali.
Al primo posto dei metodi alternativi per scaricare canzoni da internet c’è lo stream-ripping. Il 32% degli internauti che scaricano musica lo fa attraverso questo metodo.
Lo stream-ripping consiste nel prelevare la traccia audio di video pubblicati attraverso un software o tramite dei siti web che forniscono questo servizio.
Maggiori approfondimenti su questo metodo li trovi nell’articolo Scaricare musica da YouTube Music.
Al secondo posto tra le soluzioni adottate c’è il buon vecchio peer to peer, fatto conoscere al mondo intero quasi 20 anni fa da Napster e ancora oggi utilizzato da Emule e nel mondo dei Torrent.
Questo metodo per scaricare canzoni è ancora utilizzato dal 23% degli utenti di internet.
A seguire ci sono altri metodi come quello di scaricare gli mp3 direttamente da siti che mettono a disposizione i file per il download.
Altri dati dal rapporto della IFPI
I dati del rapporto dicono che l’86% delle persone che fruiscono di musica lo fanno tramite servizi di streaming audio o video (in Italia questo dato scende al 53%).
Molti però continuano ad indicare anche la radio come mezzo per ascoltare la musica (86% nel mondo, 90% in Italia). Dal rapporto emerge anche che un fruitore di questi servizi ascolta mediamente 17,8 ore di musica a settimana.
David Price è tra gli autori del rapporto pubblicato dall’International Federation of the Phonographic Industry. Egli ha dichiarato che: “La pirateria musicale è scomparsa dai media ma non è un fenomeno finito.
La gente ama le cose gratis e non ci sorprende che in molti scarichino la musica dal momento che è estremamente facile”.
Scrivo articoli e guide per aiutare le persone a superare gli ostacoli che sorgono nell’uso di tecnologie digitali, nuovi media, social network.
Lascia un commento