Il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, a capo dell’organo di antitrust europeo, ha comminato una multa di 5 miliardi di dollari a Google. Il motivo della decisione è per l’abuso della posizione dominante di Google sul sistema operativo Android. Questa è una multa senza precedenti per il motore di ricerca non ma avranno certo problemi a pagare. Avranno invece problemi a continuare a gestire le cose così come hanno fatto fino ad oggi.
È ovvio che Google ricorrerà contro la decisione dell’antitrust per limitare i danni economici. Il vero problema del colosso di Mountain View però, è continuare a dominare sul sistema operativo per smartphone e tablet più diffuso. All’origine della decisione infatti c’è il modo in cui Google governa l’intero ecosistema Android.
In particolare l’accusa, mossa dopo le indagini, è fondata su tra cardini come la stessa Margrethe Vestager ha twittato sul suo account.
Le accusa mosse a Google
I risultati dell’indagine hanno messo in luce alcuni comportamenti ritenuti lesivi della concorrenza.
Google fornisce agli OEM, i produttori di apparecchiature originali, il sistema operativo Android gratuitamente. In cambio ottiene di preinstallare una serie di applicazioni. Il risultato è che quando compriamo uno smartphone Android questo abbonda di app di Google. App che che pur volendo sono impossibili da disinstallare.
La lente di ingrandimento dell’antitrust europeo si è focalizzata su alcune app.
- La barra di di ricerca
- Chrome
- Play Store
Secondo il commissario europeo per la concorrenza, non si possono fornire sistemi operativi con la barra di ricerca già installata in primo piano nella schermata principale ed equipaggiati con un unico browser: Chrome. Questo comportamento limita la la concorrenza che parte troppo svantaggiata.
Per Play Store il discorso è altrettanto se non più grave. Anche questa è una app preinstallata. Se sei un utente Android sai bene che l’unica fonte considerata attendibile da tuo smartphone è il Play Store. Se vuoi installare applicazioni che non sono presenti sulla piattaforma per le app di Android devi sbloccare il telefono agendo nelle impostazioni. Il fatto che Play Store sia preinstallato ed il fatto che sia l’unica fonte attendibile, sono considerati lesivi della concorrenza.
Android il sistema open source che non è open source
Altro aspetto nel mirino dell’indagine è la politica volta a bloccare le versioni forked di Android.
I sistemi open source, rendendo pubblico il codice sorgente, permettono a tutti di modificare i codici disponibili creando delle versioni di software e sistemi operativi derivati. Un buon team potrebbe quindi decidere di modificare Android Oreo dando origine alla versione forked del sistema operativo. Questo sistema potrebbe essere migliore da quello da cui è derivato e gli utenti potrebbero esserne avvantaggiati. Ma non è così.
Google combatte i sistemi forked e lo fa “pagando determinati operatori telefonici e produttori” affinché impediscano l’uso di sistemi operativi non direttamente rilasciati dall’Android Open Source Project guidato appunto da Google.
Oltre alla multa Google è stata richiamata a sospendere entro 90 giorni i comportamenti che sono stati ritenuti lesivi della concorrenza. Come dicevo all’inizio il problema non sono tanto i 5 miliardi di dollari, il problema è che questo provvedimento potrebbe stravolgere il modello di business del colosso nel mondo degli smartphone.
Aspettiamo i ricorsi e le mosse di Google per vedere gli esisti di questa battaglia che si preannuncia molto interessante
Scrivo articoli e guide per aiutare le persone a superare gli ostacoli che sorgono nell’uso di tecnologie digitali, nuovi media, social network.
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