Piracy Shield e legge anti pezzotto le aggiri con la VPN

Se stai leggendo questo articolo forse anche tu sei fruitore di un sistema illegale per la visione di contenuti in streaming. Probabilmente vuoi capire come aggirare gli effetti della legge anti pezzotto e del sistema Piracy Shield. Ci sono vari metodi, il migliore è quello di usare una VPN.

Piracy Sheild è il sistema utilizzato dalla AGCOM per individuare e bloccare le trasmissioni IPTV ritenute illegali.

Come aggirare Piracy Sheild?

Per aggirare il sistema Piracy Sheild ti basterà installare una VPN e geolocalizzare il tuo dispositivo fuori dall’Italia.
Questo perchè La legge anti pezzotto, e quindi anche il sistema Piracy Sheild, hanno un enorme punto debole: la ristrettezza geografica delle azioni. Tutte le azioni messe in campo dal sistema hanno valenza solo in Italia.

Questa limitazione discende dal fatto che che una legge italiana non può avere effetti all’estero. Stiamo parlando di un sistema che finora si è dimostrato molto carente per tanti motivi, primo fra tutti il fatto che la sua azione è limitata al territorio nazionale.

Piracy Sheild potrebbe anche essere efficace se i server di trasmissione degli streaming illegali fossero in Italia ma nessun fornitore di IPTV illegale ha i server in Italia, questa è una cosa ovvia. Avere i server all’estero, oltre a essere economicamente conveniente, è il più elementare dei sistemi per sfuggire ai controlli.

In questo stato delle cose, una VPN installata sul dispositivo per lo streaming è sufficiente a geo-localizzare un utente italiano all’estero, permettendogli di accedere liberamente ai server IPTV ed evitando gli effetti del sistema Piracy Shield.

Proseguendo nella lettura scoprirai di più sul sistema e sui suoi effetti.

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Se vuoi sapere di più su come funziona una VPN leggi l’articolo che ho scritto

Cosa rischia chi guarda il pezzotto?

Le pene della legge anti pezzotto sono severe, le sanzioni sono differenti a seconda del fatto che si sia fornitori o fruitori del servizio.

In particolare:

  • fruitori del servizio: una multa da 150€ a 5.000€
  • fornitori del servizio: da 6 mesi a 3 anni di reclusione e una multa fino a 15.000 euro

oltre, ovviamente, al sequestro delle apparecchiature utilizzate per mettere in atto il reato.

È evidente che le pene non bastano a scoraggiare il fenomeno del pezzotto, gran parte della legge pone la sua fiducia nel sistema Piracy Shield.

Il sistema Piracy Sheild però non è stato pensato per identificare gli utenti infatti non prevede alcun accesso ai server ritenuti illegali, si limita ad interrompere i canali di comunicazione usati dai sistemi IPTV.

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Per identificare gli IP connessi al server le autorità italiane dovrebbero riuscire a mettere le mani sui log di accesso.Questo sarebbe possibile solo in caso di sequestro del server, cosa quasi impossibile nei paesi in cui sono allocati e comunque non prevista dal sistema Piracy Sheild.

Se mai le autorità dovessero avere accesso agli indirizzi IP coinvolti in trasmissioni illegali questi resterebbero solo numeri. Le identità degli utenti potrebbero essere svelate solo dagli ISP, in questo caso i gestori telefonici, che, incrociando i dati degli indirizzi IP coinvolti con i dati degli accessi in loro possesso, potrebbero risalire agli utenti del pezzotto.

I gestori telefonici però sono molto restii a fornire queste informazioni e lo fanno solamente in caso di richiesta da parte della magistratura. Una cosa molto rara.

In ogni caso, utilizzando una VPN, gli utenti si connetterebbero al server con un IP diverso da quello con cui sono connessi al loro ISP. Questo renderebbe le loro connessioni sicure e le loro identità protette.

Piracy Shield

Il sistema Piracy Shield è la conseguenza della legge anti pezzotto. Nelle intenzioni dovrebbe essere un sistema completamente automatizzato che si attiva su segnalazione di uno dei soggetti coinvolti e che dovrebbe bloccare le trasmissioni pirata entro trenta minuti interrompendo la visione.

Il sistema però è tutt’altro che perfetto ed è stato fatto partire da subito con il piede sbagliato. Come sempre accade in Italia, per realizzarlo sono stati chiamati gli “amici degli amici”. Il sistema infatti è stato realizzato da un’azienda collegata ad un noto ex avvocato ed ex personaggio politico dello schieramento dell’attuale governo. La persona in questione è stata radiata dall’albo professionale ed ha subito la revoca del vitalizio.

La gestione della piattaforma è affidata all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM). Ti spiego come funziona.

I soggetti autorizzati alla segnalazione sono i detentori dei diritti televisivi o altri soggetti coinvolti. Per poter fare la segnalazione i soggetti autorizzati devono fornire una prova della violazione. Una volta in possesso della prova dovranno autenticarsi sull’apposito portale istituito dall’AGCOM inserendo.

  • URL del sito autore della violazione
  • Indirizzo IP del server che fornisce il flusso streaming
  • prova della violazione (potrebbe bastare uno screenshot)

Dopo aver inserito questi dati l’autore della segnalazione avrà 60 secondi per revocarla dopodiché il sistema si metterà in moto.

Il portale in questione non è accessibile a tutti, ai soggetti autorizzati oltre alle credenziali sarà dato l’accesso ad una VPN che dovrebbe tenere la piattaforma al riparo da attacchi di malintenzionati.

Come agisce il sistema Piracy Shield

Una volta attiva, la segnalazione innescherà una serie di comunicazioni informatiche automatizzate secondo un sistema denominato machine to machine. Non ci sarà più alcun intervento umano.

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I destinatari di queste comunicazioni saranno tutti quelli che potranno avere un ruolo attivo per bloccare l’IP e quindi parliamo di

  • Gestori telefonici
  • ISP – Internet Service Provider
  • Gestori di DNS
  • Gestori di VPN
  • Motori di ricerca

gli obiettivi di queste attività sono:

  • bloccare l’indirizzo IP utilizzato dal server dei contenuti diffusi illecitamente
  • bloccare i siti web che pubblicizzano gli eventi trasmessi illegalmente
  • de-indicizzare (eliminare dai motori di ricerca) i suddetti siti
  • impedire l’accesso alla URL
  • interrompere le catena di server MultiHop delle VPN

Tutti i soggetti coinvolti hanno partecipato ai vari tavoli di studio del fenomeno della pirateria dei contenuti protetti e avranno un ruolo nelle azioni di contrasto.

L’obiettivo è quello di bloccare le trasmissioni nel più breve tempo possibile.

IL sistema Piracy Shield funziona?

La domanda è quella che si fanno un po’ tutti, fruitori del pezzotto e detentori dei diritti. Cerchiamo di capirci qualcosa e facciamo un distinguo importante.

I fruitori del pezzotto si dividono in due categorie:

  • quelli che accedono allo streaming attraverso siti web
  • quelli che accedono allo streaming in virtù di un “abbonamento

Per i primi la possibilità di essere coinvolti in un’azione di intercettazione e disabilitazione da parte del sistema Piracy Sheild è abbastanza elevata. Per i fruitori dello streaming che pagano il pezzotto la possibilità è più remota e comunque facilmente superabile.

Mettiamo un po’ le cose in ordine. La piattaforma nasce con l’intento dichiarato di contrastare la diffusione illegale dei contenuti, soprattutto quelli legati agli eventi sportivi. Per questo motivo si è pensato ad un intervento molto rapido, i famosi 30 minuti.

Intervento in 30 minuti

La fretta di intervenire entro trenta minuti è dettata da almeno due esigenze

  • bloccare le trasmissioni prima che terminino gli eventi di richiamo
  • non dare il tempo ai fornitori del pezzotto di riorganizzarsi

Il secondo punto a mio avviso è interessante, in realtà trenta minuti sono anche tanti; ai gestori dei server IPTV serve molto meno tempo per rimettere a posto le cose.

Sì perché cambiare l’indirizzo IP di un server è una azione che richiede pochi secondi. Inoltre i gestori dei server possono utilizzare dei Proxy Server per mascherare l’indirizzo IP principale. In questo modo l’indirizzo bloccato dal sistema sarebbe solo un indirizzo maschera che può essere sostituito velocemente. Tutto questo vuol dire che i server che hanno subito il blocco dell’indirizzo IP, possono tornare disponibili quasi in tempo reale.

È vero anche che, una volta cambiato l’IP, gli utenti risulterebbero disconnessi da un server dotato di un nuovo indirizzo. Ma a questo pensano i DNS.

Un sistema DNS associa un URL (un indirizzo fatto di caratteri alfanumerici) a un indirizzo IP (fatto di soli numeri) ; grazie a questi sistemi i server posso essere rintracciati anche tramite URL.

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Il fatto è che anche i sistemi DNS possono cambiare l’IP associato in pochi secondi. Ne consegue che i server dei pezzotti possono essere dotati di nuovi indirizzi IP associati a un URL dopo pochi secondi.

Quindi un server IPTV può tornare attivo e rintracciabile dagli utenti pochi minuti dopo il blocco dell’IP.

Piracy Sheild per fruitori di siti web e per abbonati

Ho già accennato alle due grandi categorie di fruitori del pezzotto vediamo un po’ cosa potrebbe succedergli.

Fruitori di siti web

Sono quelli che guardano il pezzotto soprattutto in occasione degli eventi sportivi, vanno alla ricerca di siti web che forniscono i link per accedere alle trasmissioni in streaming. La loro possibilità di vedere i contenuti illegalmente dipende dal fatto di trovare siti web che mettano a disposizione degli utenti link di collegamento ai server pirata.

Saranno i più colpiti dall’introduzione della piattaforma ma potranno aggirarla seguendo quanto spiegato relativamente alla debolezza del sistema.

Abbonati al pezzotto

Hanno un accordo con un fornitore di servizi illegali in streaming, hanno accesso illimitato ad eventi in diretta e a contenuti on-demand. La loro possibilità di vedere i contenuti non è legata a un sito web. Fruiscono del servizio tramite dipositivi opportunamente configurati per la visione dello streaming.

Saranno i meno coinvolti delle attività del sistema. Anche per loro valgono le considerazioni fatte nella seguente sezione.

La debolezza del Sistema Piracy Shield

Ci sono molti punti deboli nel sistema Piracy Shield, primo fra tutti il fatto che ci sono molti soggetti in gioco. Perché il sistema funzioni serve la collaborazione attiva di tutti, collaborazione che spesso va contro gli interessi degli stessi soggetti coinvolti. Diffido del fatto che questi soggetti faranno “muro” in maniera compatta.

Inoltre la maggior parte degli ISP, fornitori di DNS, server farm, fornitori VPN si trovano all’estero e con ogni probabilità vedono la nuova piattaforma come l’opportunità per fare un po’ di soldi in Italia. Ci sono quindi poche speranze che questi soggetti collaboreranno con le autorità italiane per dare efficacia alla legge anti pezzotto.

Oltretutto è già accaduto che bloccando un IP collegato a siti web che si volevano oscurare sono stati oscurati anche siti che non c’entravano niente. La loro unica colpa era quella di condividere l’indirizzo ip con il sito sbagliato

. Ora chi paga i danni? C’è sicuramente da migliorare sotto questo aspetto se si vuole che i player collaborino.

Le legge anti pezzotto

La legge anti pezzotto è la numero 93 del 2023 , legge che è entrata in vigore il giorno 8 agosto 2023.

Con questa legge sono state introdotte disposizioni che dovrebbero prevenire e contenere il fenomeno della pirateria dei contenuti tutelati dal diritto d’autore.

L’obbiettivo principe di questa norma è quello di arginare la diffusione illegale di partite di calcio in diretta e di film su siti o piattaforme non autorizzate.

La normativa ha un particolare focus sugli eventi sportivi, è nasce su raccomandazione della Commissione Europea e dalle lamentele dei detentori dei diritti.

La legge fa riferimento anche ai siti che mettono a disposizione illegalmente film serie e programmi TV, anch’essi protetti dal diritto d’autore.

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